Comunicazione Non verbale: cosa è e perchè quello che ti hanno raccontato fin’ora sono grosse balle.
Per comunicazione non verbale si intende quella parte di una interazione tra due (o più) individui in cui non c’è uno scambio di parole. Se andate a un corso di PNL, linguaggio del corpo, vendita, motivazione o simili sentirai una delle più grosse cialtronate della storia del miglioramento personale, ovvero la divisione in 3 categorie e relative percentuali:
- Comunicazione NonVerbale – 55 %
- Comunicazione ParaVerbale – 38 %
- Comunicazione Verbale – 7 %
Ovvero: in una interazione solo il 7 % passa attraverso il significato letterale delle parole, mentre il 93 % è dato da altri fattori come il tono della vice, la postura, il ritmo, espressioni del viso etc etc…
Per un po’ di anni mi sono bevuto anche io questa divisione (“se imparo il linguaggio del corpo divento una potenza” ), senza questionarmi (ed anzi facendomi pure dei corsi :-) perchè semplifica tutto. Ma è bastato grattare pochissimo la superficie per scoprire tutte le falle della percentuale 7-38-55. Vi risparmio la fatica della ricerca e vi riporto un po’ di dati.
Come Stanare chi ripete senza aver studiato nemmeno le basi di quello che propone.
Senza nemmeno dover scomodare il metodo con cui hanno trovato queste percentuali ( che nessuno sa o dice – io ve ne parlo qui) La prima domanda che potete porre a chi fa il figo è: “Chi ha fatto questi studi?”
Già con questa semplicissima domanda cadranno decine di asini. pioveranno asini da ogni dove. una tempesta di asini :-)
La risposta è “questi studi” sono due esperimenti fatti nel 1972 da Albert Mehrabian. Mi ripeto: DUE esperimenti fatti 40 anni fa.
Albert Mehrabian, chi è costui ?
Mi sembra il caso di approfondire questa parte: Albert Mehrabian è un professore (ancora vivo) dell’UCLA famosissimo per i suoi studi sull’importanza dei messaggi non-verbali rispetto a quelli verbali. La sua ricerca verteva sull’inconsitenza della trasmissione dei messaggi emozionali attraverso la comunicazione. Questa ricerca è appunto conosciuta come la regola del 7-38-55.
Al termine dello studio Mehrabian conclude che ci sono 3 canali principali per trasmettere il messaggio: Parole, Tono della voce, comportamenti non verbali (espressioni facciali)… e fino qui OK…. ma ….
Il secondo punto (sempre taciuto dai vari coach) è che gli elementi non verbali hanno una particolare importanza quando si communicano le emozioni, specialmente quando queste sono incongruenti: se le parole sembrano in disaccordo con il tono della voce, la gente tenderà a credere a quest’ultimo.
Per una conversazione efficace quindi bisogna fare in modo che queste tre parti siano congruenti tra di loro, altrimenti ci sono delle probabilità (quelle sopra espresse) che l’altra persona legga i messaggi non verbali. Già detto cosi suona diverso dal solito vero?
Ma andiamo avanti….
Cosa intendo per Messaggi Emozionali
Mehrabian fa un altro distinguo: le percentuali sono per messaggi che riguardano le emozioni o l’atteggiamento verso una cosa (mi piace – non mi piace)
Facciamo un esempio:
“Sei sicura di non essere arrabbiata con me ?”
Verbale dice : “Si te l ho detto, non ho nessun problema con te!”
Non-verbale fa vedere che: “da la schiena, ha tono voce alto e stridulo, è imbronciata e rossa in viso….etc etc”
in questo caso nella comunicazione sta passando un messaggio breve e stanno passando delle emozioni. C’è un grosso squilibrio tra corpo e parole: questo è un caso di Messaggio Emozionale. Se state scrivendo un trattato di chimica è molto probabile che il lettore esperto capisca un po’ di più del 7% .
Per lo stesso motivo, quando mandate un SMS o una mail con una battuta o qualcosa che tocca le emozioni usate le faccine :-) mentre non lo fate se dovete esprimere altri concetti in un trattato.
In pratica, se le teorie degli specialisti del linguaggio del corpo, quelli che vi vogliono vendere il corso intendo, dato che il linguaggio del corpo è quasi universale, vi basta un corso di qualche decina di ore più un altro 300 ore di pratica per diventare competente in TUTTE le lingue del mondo !!! Non male come investimento!!! e come è che molti insegnati non sanno nemmeno l’inglese?
Come hanno interpretato i guru il test :-)
Il Ciarlatano / furbone ha generalizzato la regola e il contesto, dichiarando che funziona cosi in OGNI comunicazione e che comprando il suo corso di comunicazione non verbale e potrete essere dei maestri in OGNI comunicaziome. Una generalizzazione simile è talmente fallace che non merita nemmeno una critica…
Se ci pensate un attimo è abbastanza facile constatare anche nella vita attuale quanto sia falsa. Ritorno all’esempio di sopra: Se andate in uno stato straniero di cui non conoscete la lingua e sentire parlare due persone che % del discorso capite? molto vicino allo 0 %. Secondo i furbetti che vi vogliono piazzare dei corsi invece dovreste capire il 93 % della conversazione!
Mehrabian cosa ne dice?
Ad Albert Mehrabian fischieranno le orecchie ogni 2 minuti, da quanto viene citato a sproposito. Lui stesso non è felice della cosa, tanto che in un suo lavoro, Silent Messages ( http://www.kaaj.com/psych/smorder.html ) ha messo questa frase bene in chiaro:
“Please note that this and other equations regarding relative importance of verbal and nonverbal messages were derived from experiments dealing with communications of feelings and attitudes (i.e., like-dislike). Unless a communicator is talking about their feelings or attitudes, these equations are not applicable. Also see references 286 and 305 in Silent Messages – these are the original sources of my findings.”
“Per Piacere notare che questa e altre equazioni riguardo l’importanza relativa dei messaggi verbali e non verbali sono derivate da esperimenti che riguardano la comunicazione di sensazioni e di atteggiamenti ( mi piace- non mi piace). A meno che un comunicatore non parli di sensazioni o atteggiamenti, queste equazioni non sono applicabili. Vedere riferimento 286 & 305 in Silent Message – quelle sono le fonti originali delle mie scoperte”
Albert mehrabian ha scritto molti libri sulla comunicazione non verbale e la psicologia sociale. Su Amazon.it ne trovate un bel po ( in inglese).
Chiudo qui la prima parte della serie di articoli sulla comunicazione non verbale, lasciandovi il tempo di farvi una vostra opinione a rigurado… nei prossimi capitoli vi parlerò ancora un po’ dello studio di Mehrabian, del linguaggio del corpo, della GROSSA differenza tra leggere il linguaggio del corpo e calibrazione.. e altre cose interessanti.
Jacopo
Quello che scrivi è efficaciemente sintetizzato in questo simpatico video!
http://www.youtube.com/watch?v=7dboA8cag1M&feature=player_embedded
[Recuperato su http://presentazioniefficaci.wordpress.com]
Manolo
Grazie Mille Jacopo…
mi ricordo di averne visto uno simile tempo fa ( forse proprio questo) e ho approfondito anche grazie a quello. Vale la pena vederlo.
m
Andrea
Io non sono del tutto d’accordo con quanto detto. Semplicemente ogni regola vale in un determinato contesto. Se viene associata al contesto sbagliato è sbagliata, ma forse l’esempio che porti non è il migliore a esplicarlo.
La regola dice che il 100% della comunicazione è suddiviso in quelle percentuali. E non che il 100% del messaggio verbale.
Se fai una tesi di fisica, e la leggi, è ovvio che non è interpretabile dal linguaggio del corpo se questa è fatta in una lingua sconosciuta.
Ma il 100% della comunicazione non è la tesi. Ma è molto di più. Un insieme di parole scelte per la tesi, colore della carta, professionalità del relatore, qualità delle poltrone su cui siedo mentre ascolto, emozione provata dal relatore, se sa la tesi a memoria o la legge, se il suo stato di salute è buono, se il suo modo di vestire è accettabile in base alle mie norme interiori ecc ecc.
La comunicazione in quel caso è molto più grande del solo contenuto del messaggio verbale.
Se presento una relazione in un asilo, o ai TED talks, il non verbale dell’ambiente cambierebbe drasticamente l’interpretazione della mia comunicazione. Non del contenuto (non è vero, anche la percezione del contenuto potrebbe venire alterata). Lo stesso vale per i packaging pubblicitari, dove è stato dimostrato che la percezione del gusto può cambiare in base a dove viene vista.
La cosa importante è che chi fa uso di queste statistiche sappia bene a che contesto applicarle. Chi come me pratica l’ipnosi ericksoniana sa che l’interpretazione del messaggio può avvenire a livelli è in tempi diversi, con risposte emotive e fisiologiche diverse rispetto al significato intrinseco della frase.
Il linguaggio del corpo permette di leggere molto di ciò che non viene detto, e non di leggere ciò che viene detto dalle parole ma in maggiore quantità.
In una conversazione di tutti i giorni, se chiedo a una persona come sta, non è il contenuto verbale della risposta a soddisfarti ma lo stato emotivo a cui il messaggio verbale viene appiccicato.
Di per se queste percentuali non sono una cialtronata. Lo sono forse i contesti dove esse vengono applicate.
Posso dire che il 93% della comunicazione è non verbale. Non che il 93% del messaggio verbale può essere letto in modo non verbale.
Se entri in un edificio bancario, la banca ha abbondantemente comunicato molte cose prima che tu possa ricevere il “buongiorno” da chi è allo sportello. Attraverso il non verbale non leggi il buongiorno, ma interpreti il contesto.
Chiedo scusa per la precisazione, ma tendo a non amare gli estremismi. Sia di ragione che di torto.
Non c’è giusto o sbagliato in una regola, ma ci sono contesti giusti o sbagliati.
A.
Manolo
Ciao Andrea,
il contesto che riporto è quello dello studio di Mehrabian, quello che invece riportano la maggioranza dei coach è una super generalizzazione (dumb down) dello stesso… sul fatto che io non sia un novello manzoni e le mie abilità di scrittura (esempio e lessico) dovrebbero migliorare concordiamo.
> La regola dice che il 100% della comunicazione è suddiviso in quelle percentuali. E non che il 100% del
> messaggio verbale.
Non esiste nessuna regola, ma due studi combinati alla bene in peggio dallo stesso Mehrabian (per sua stessa ammissione).
> Se fai una tesi di fisica, e la leggi, è ovvio che non è interpretabile dal linguaggio del corpo se questa è
> fatta in una lingua sconosciuta
ovvio? in che modo pensi che sia ovvio per tutti ?
> Il linguaggio del corpo permette di leggere molto di ciò che non viene detto, e non di leggere ciò che
> viene detto dalle parole ma in maggiore quantità
Dato che studi ipnosi spero che fai una distinzione tra “linguaggio del corpo” (< - mindreading) e calibrazione (<- "un accadimento /fatto") cosi come ho scritto nelle ultime righe del mio papiro: nei prossimi capitoli vi parlerò ancora un po’ dello studio di Mehrabian, del linguaggio del corpo, della GROSSA differenza tra leggere il linguaggio del corpo e calibrazione.. e altre cose interessanti. Ciao ! Manolo
Andrea
Ciao Manolo. Innanzi tutto grazie della tempestiva risposta. Riguardo alla famosa regoletta, penso che nessuno studio potrà mai dare una percentuale. Io riporto sempre l’esempio del ‘Ciao’. Dato il messaggio verbale debole, quello che mi permette la maggiore informazione è il tono con il quale viene detto e la postura. Quindi ‘leggo’ il contenuto del messaggio non nel messaggio verbale. Ma la percentuale cambia di molto se il messaggio verbale ha una grossa quantità di informazioni.
L’errore, a mio avviso, è fare un parallelismo tra messaggio verbale e messaggio non verbale.
Come se entrambe le cose veicolassero lo stesso contenuto.
A mio avviso invece, sono due cose profondamente diverse.
Il linguaggio verbale mi permette di leggere uno stato emotivo, mentre le parole il discorso trattato.
E per calibrare, come dici tu, si valuta la coerenza tra questi due messaggi. Ad esempio dico “sto bene!” e il mio non verbale contraddice questo primo messaggio comunicando uno stato emotivo volto a dire che non sto bene in verità.
Ma questo è solo uno dei casi. Il fatto che i due argomenti (ad esempio lo stato di salute nel ‘sto bene!’) verbale e non verbale coincidano nella tipologia di contenuto, non significa che lo facciano sempre.
Se appunto parlo di fisica quantistica ma il mio corpo esprime disagio, sono due comunicazioni con due temi diversi. Per cui non c’è nessuna percentuale da applicare.
Poiché non c’è relazione di contenuto.
A mio modo di vedere non c’è una divisione percentuale. Il non verbale rappresenta il 100% della comunicazione non verbale. Che poi a volte si sovrapponga al verbale è un discorso, ma rimane comunque un contenuto a se stante. Abbinarlo al verbale permette di valutare la coerenza dei due diversi contenuti.
Per quel che riguarda la differenza tra mindreading e calibrazione, nell’ipnosi ci sono entrambi, ma non sono uno studioso di PNL e a dire la verità non la amo per nulla. Ma i motivi richiedono un luogo a parte. Aldilà dei termini usati, se con calibrazione intendi la coerenza verbale e non verbale, devo dire che in ipnosi non è che una piccola parte. Poiché anche la voluta non coerenza dei messaggi serve. Anzi è così nella maggior parte dei casi. Poiché si parla sia alla coscienza che all’inconscio (dipende dalle scuole di pensiero riguarda all’ipnosi la diattriba è lunga) la non coerenza tra il verbale e non verbale viene utilizzata come doppio legame per creare confusione o shock, e utilizzare questo meccanismo per le proprie suggestioni. Mentre invece il linguaggio del corpo permette di capire se una suggestione indiretta è stata accolta inconsciamente, o viceversa predicendo al soggetto quello che accadrà, e poiché è inevitabile la persona si suggestiona del compimento della suggestione stessa.
Andrea.
Manolo
Stiamo dicendo la stessa cosa, ma da due tunnel di realtà diverse :-)
Andrea
“La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il livello puramente semantico del messaggio”
“L’efficacia di un messaggio dipende quindi solamente in minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto, e il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale.”
Wikipedia
Quello che intendevo era questo. Ovvero che con la comunicazione non verbale non cerchi di leggere il significato semantico, ma il mondo in cui percepisci il messaggio.
A volte le discussioni permettono di approfondire e imparare.
A.
Manolo
> A volte le discussioni permettono di approfondire e imparare.
Amen !
Fiocchetto
..e di Paul Ekman che mi dici?
Manolo
un mio collega aveva comprato il METT (il dvd con gli esercizi delle microespressioni) mi era piaciuto mentre facevo esercizio. tanto da prendermi il libro (interessante ma un po pesante ….) l ho riposto in quelli “da finire”… poi è uscito Lie to me e mi è tornata voglia di leggerlo… comunque credo che prima o poi questo articoli sulla comunicazione non verbale avrà un seguito (calibrazione) – dammi almeno altri 3 mesetti di esercizi…
e tra un bel po ( 12-24 mesi) parlerò di Ekman… magari nel frattempo recupero pure il Mett per il Mac…
jasna
Professione : Analista del linguaggio non verbale esiste!! Con il decreto Reg. n 041/Pres del 7/2/2012 l’Associazione nazionale degli Analisti del comportamento emozionale del volto- Emotusologi (A.A.E.) coordina iniziative volte al riconos
cimento, alla tutela ed alla certificazione della specilizzazione professionale. PER ENTRARE NELL’ELENCO DEI PROFESSIONISTI BISOGNA SUPERARE L’ESAME CHE ATTESTA LA CONOSCENZA DI TECNICHE E METODOLOGIE SCIENTIFICHE DI ANALISI DEL COMPORTAMENTO NON VERBALE
Manolo
Grazie dell’info, mi fa molto piacere aver arricchito la mia conoscenza della cosa, ma temo di non capire il nesso tra le la lettura delle microespressioni e l’articolo sopra riportato.
Mi dai lumi ?
Elisa
Leggevo che per poter essere incluso nell’elenco degli analisti tra le varie cose bisogna essere in possesso di una laurea anche triennale, va bene qualsiasi percorso?
jasna
IL sistema di Ekman si basa sul FACS.
Manolo
Grazie mille della specifica.
Il DVD si chiama METT, il secondo SETT e il sistema si basa sul FACS
http://www.ekmaninternational.com/paul-ekman-international-plc-home/training-courses/online-training.aspx
Fiocchetto
Devo farci la tesi .. e capire ancora se veramente questa figura non è riconosciuta per i reati , oppure in qualche modo aiutano le forze dell’ordine anche in Italia.
Manolo
Spero che tutti i professoroni che ci leggono ti possano dare queste info, fammi sapere se ti serve qualcosa …
in bocca al lupo per la tesi !
ciao!!
jasna
Non riesco a capire se la domanda è rivolta al mio messaggio (c’è stata una sovraposizione di messaggi.
Se sì,
vorrebbe sapere le applicazione nella sicurezza?
Fiocchetto
Ciao.. :D
La sigla L.E.M è Lateral Eye Mouvements e studia i movimenti “latarali degli occhi” o i movimenti degli occhi in generale?
Seconda domanda: V.A.K. si riferiscce ai nostri sistemi rappresentazionali, ma non ho capito di che cosa è la sigla e neanche l’esempio fatto con queste lettere..poi nella nomenclatura non c’è la K ..cmq a parte la sigla del nome volevo sapere in che consiste questo V.A.K.? per favore..
Manolo
LEM = ignoro cosa si intende nel caso specifico (quale è il contesto?=
per VAK (o VAKOG) in genere (= e come lo uso io…) si intende Visivo-Auditivo-Kinestitico (tocco/sensazioni)-Odorato-Gustativo.
Cerca i miei post sulla PNL ( in particolare questi: http://www.cocooa.com/serie/tecniche-di-pnl-pratica ) per avere applicazioni pratiche… per la teoria: http://www.cocooa.com/5343/2012/libri-di-pnl-commentati.html
jasna
Il nesso tra microespressioni e il messaggio postato sopra:
microespressioni è una delle tipologie delle espressioni facciali. Lo studio di questa categoria di espressioni facciali fa parte dello studio dell’analisi del comportamento emozionale del volto. Quindi chi si interessa di tale materia ritengo sia utile la conoscenza l’Associazione nazionale degli Analisti del comportamento emozionale del volto – Emotusologi che ha lo scopo di promuovere i professionisti di questa scienza. In quanto è recente e ancora poco pubblicizzata, si rivolge sia ai professionisti attivi nel settore (che quindi hanno la possibilità di far parte dell’iniziativa) sia a quelli che vogliono approcciarsi a questa scienza e avere una garanzia, almeno in parte, della scelta del professionista.
Fiocchetto
..si infatti appena lo avevi scritto l’altra volta li sono andata a vedere sul sito..sono i ricercatori dell’università di Trieste no ? Scusate se rompo..
Fiocchetto
..mi sapreste dire cosa significa D ed M nelle 44 AU grazie..
Manolo
????
Fiocchetto
Le 44 Action Unit delle micro espressioni
Manolo
Fiocchetto, questo articolo non parla delle MicroEspressioni (e le mie conoscienze attuali a riguardo sono limitate e non mi permettono di rispondere)… ma dello studio di Albert Mehrabian.
Apprezzo molto che chiedi qui, ma secondo me è meglio che chiedi a qualche sito che parla specificatamente di quello ( oppure aspetti un 2-3 anni che studio tutto bene :-)
Fiocchetto
Ok grazie scuse infinite!!!! :D Ciao!
jasna
…anche se un po’ in ritardo, rispondo a Fiocchetto… qualora non avesse già scritto a qualche altro forum…
Le AU stanno per unità d’azione. AD per azioni descrittive. M per i movimenti della testa.
E’ complesso descrivere il sistema in due parole…
Ad ogni modo si parte dallo studio dei movimenti muscolari e dai relativi cambiamenti d’aspetto. Questa è la codifica.
Poi si passa allo studio della tecnica di decodifica.
Abbiamo diverse tipologie di espressioni: espressioni soffocate, sottili, microespressioni ecc. Microespressioni sono quelle che durano pochissimo, un quarto di secondo, quindi si tratta solo di una delle tipologie di espressioni facciali. In un’analisi bisogna annotare varie tipologie di espressioni, altrimenti il grado di affidabilità dell’interpretazione risulta essere molto basso.
Fiocchetto
Grazie mille!!
MARIKA
Ciao non sono d’accordo con le tesi di manolo penso che abbia incontrato dei formatori poco professionali il vero formatore precisa sempre che il linguaggio del copro deve essere congruo con il tono e le parole altrimenti sarebbe un discorso a metà ed inoltre ogni volta che noi comunichiamo parliamo di emozioni quindi la regola è sempre valida.
Manolo
Ciao marika,
credo di non aver capito bene…
Quale è la “tesi di manolo” di cui stai parlando? se stai parlando di come ho riportatato lo studio di Albert Mehrabian, non si può proprio definire la mia tesi…
mi potresti dare una definizione di “vero formatore” per come lo intendi tu ?
cosa intendi “altrimenti sarebbe un discorso a metà” ?
se mi spieghi posso essere in grado di risponderti, e magari anche concordare con te.